La prima fonte storica che testimonia l’esistenza di una comunità nell’attuale territorio di Bobbio Pellice risale al 1295: trattasi di una ricognizione dei beni feudali dei signori di Luserna verso Filippo di Savoia Acaia che riconosce il «castrum, villam et hominem Montibobium». Alla stessa epoca risalgono le prime testimonianze della presenza in valle di numerose famiglie aderenti al movimento valdese, sorto in Francia nel XII secolo ad opera di Valdo. L’elemento valdese svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo storico del territorio, specialmente a partire dal XVI secolo nel quale le vicende locali si intrecciano profondamente con gli eventi della Riforma. Nel 1561, con il Trattato di Cavour, vengono fissati i limiti territoriali all’interno dei quali viene concesso ai valdesi di abitare ed esercitare il culto riformato. Tuttavia, essi vengono progressivamente costretti a ritirarsi nelle montagne e sottoposti al tentativo di sostituire gli abitanti originari con coloni provenienti da altri territori soggetti al Duca, e in particolare dalla Savoia. Sono anni segnati dalle controversie religiose e dalla persecuzione dei fedeli valdesi da parte del Ducato di Savoia, eventi passati alla storia come Pasque Piemontesi. Le violenze non cessano e nel 1685 circa 3000 membri della comunità valdese riescono a riparare in Svizzera e, quattro anni dopo, guidati dal Pastore Henry Arnaud ritornano nelle valli attraverso l’avventurosa marcia sulle montagne definita Glorioso Rimpatrio. All’arrivo, in borgata Sibaud viene professato il giuramento di reciproco aiuto e di riconquista delle proprie terre e dei propri diritti: inizia così la lotta che porterà nel 1694 ad un editto di tolleranza con il quale viene garantita l’esistenza dei Valdesi nelle proprie valli. Il monumento di Sibaud, eretto nel 1889, ricorda questo importante evento.
La piena libertà civile e politica viene conquistata nel 1848, con le Regie patenti di Carlo Alberto, che pongono fine a secoli di persecuzione e violenze. In questo periodo il territorio si caratterizza per un’elevata densità di popolazione, sia nel capoluogo che nelle borgate. Si tratta principalmente di famiglie legate alla terra, che vivono di ciò che producono nel difficile ambiente montano. In questi anni si assiste ad una prima fase di emigrazione verso l’America Latina, la Francia, La Svizzera e anche gli Stati Uniti, alla ricerca di condizioni di vita migliori. Una realtà distintiva che vale la pena ricordare è rappresentata dalle scuole valdesi, progettate nell’Ottocento dal Colonnello inglese Charles Beckwith. Le strutture adibite a scuole erano luminose, con le finestre particolarmente ampie per l’epoca e ubicate in modo sparso nelle borgate. Grazie a queste scuole, l’ultima delle quali attiva fino al 1980, l’analfabetismo viene sconfitto quasi completamente.
Bobbio Pellice, trovandosi in posizione strategica al confine con la Francia, risente particolarmente delle vicende legate al secondo conflitto mondiale. I tedeschi occupano il paese, uno dei centri distintosi per la partecipazione alla Resistenza e per la scelta di numerosi concittadini di venire internati, dopo l’armistizio del 1943, come I.M.I. (Internati Militari Italiani).
Nel secondo dopoguerra si assiste ad un nuovo flusso migratorio, verso la FIAT, a Torino, oppure verso la bassa valle, in particolare Luserna San Giovanni. Sono anni in cui le borgate si spopolano in modo piuttosto netto. L’economia si regge ancora sull’agricoltura, sul turismo e sul piccolo artigianato. Le scuole di borgata vengono chiuse e i bambini si raccolgono al capoluogo dove ad oggi esiste la scuola primaria e quella dell’infanzia.
A inizio Novecento Bobbio conosce il fenomeno della villeggiatura e nascono numerose strutture rinomate che per anni accoglieranno anche un turismo di élite da Torino. Negli anni 70 e 80 i villeggianti sono a Bobbio per i 3 mesi estivi durante i quali la popolazione raddoppia o triplica (Censimento 1961: 922 abitanti), con il conseguente incremento della ricettività e dell’animazione locale. Un turismo fortemente cambiato negli ultimi anni, con il superamento della villeggiatura verso un turismo più orientato verso le escursioni in quota.