Sicuramente una delle cose più emozionanti, inaspettate, che può accadere percorrendo sentieri e piste forestali in particolare di media e alta montagna, è l’incontro con un selvatico che sia di piccole o grosse dimensioni sono sempre attimi che hanno il loro fascino. In queste poche righe non vogliamo fare l’elenco e descrizioni di tutte le specie presenti in valle ma, un piccolo accenno a quelle che , dopo secoli di assenza hanno fatto la loro ricomparsa negli ultimi anni.
Il Lupo (Canis lupus) presente da sempre in centro e sud Italia, ha poi ampliato il suo areale risalendo l’Appennino e negli anni ‘90 del secolo scorso ha iniziato a ricolonizzare inizialmente l’arco alpino occidentale ed ora la sua presenza è stabile fino alle regioni nord orientali italiane. La specie vive preferibilmente in zone montane con una buona copertura forestale, scarso disturbo antropico e una buona densità di ungulati selvatici, prede principali del carnivoro.
Il ritorno del lupo ha creato da una parte un interesse nel mondo naturalistico scientifico e dall’altra preoccupazioni e problemi nella zootecnia, in particolare all’allevamento in alpeggio. In questi anni sono stati avviati ricerche e studi che hanno il compito di monitorare la specie e trovare le migliori soluzioni di convivenza con il predatore e le attività umane.
L’Avvoltoio barbuto o degli agnelli, meglio conosciuto come Gipeto, è con la sua apertura alare di circa 280 cm uno degli uccelli (con il Grifone e Avvoltoio Monaco) più grandi presenti in Europa.
Un tempo diffuso sull’intera catena alpina, a partire dalla fine dell’800 ha poi avuto una drastica diminuzione fino alla scomparsa definitiva a causa di una caccia spietata e all'uso di esche avvelenate. Da circa 40 anni un importante progetto internazionale ha dato il via alla sua reintroduzione. Dapprima si sono censiti e prelevati soggetti dai vari giardini zoologici europei, poi allevati in cattività, in seguito i giovani gipeto vengono liberati in natura.
Già alcune decine di coppie di gipeti si stanno tutt’oggi riproducendo in natura sull’intero arco alpino dove si stima una popolazione di circa 300 esemplari. La specie si nutre di carogne di ungulati selvatici e domestici morti per cause naturali, in particolare delle loro ossa. Una caratteristica della specie è proprio la rottura delle ossa più grandi facendole cadere dall’alto sulle rocce sottostanti. Difficile da osservare, è possibile vedere in volo sia l'esemplare singolo oppure la coppia. E' sempre importante segnalare gli avvistamenti agli organi competenti per meglio monitorare e proteggere la specie.
Il Grifone (Gyps fulvus) come il Gipeto era presente in tempi storici sulle nostre montagne, ha fatto la sua ricomparsa in questi ultimi anni nei mesi estivi proveniente da oltre confine in particolare dal sud della Francia dove varie colonie sono state reintrodotte. Grande veleggiatore, sfruttando le correnti termiche fa grandi spostamenti perlustrando dall’alto alla ricerca di carogne di bestiame selvatico e domestico, svolgendo cosi un importante ruolo nella catena alimentare. Specie particolarmente gregaria, si possono osservare voli anche di diverse decine di individui.
I Grifoni presenti su questo settore delle Alpi svernano principalmente nel sud della Francia e in Spagna, da noi arrivano ad inizio estate seguendo le grandi greggi di pecore che occupano i pascoli estivi. Il censimento trasfontaliero sulle Alpi occidentali (Italia, Francia e Svizzera occidentale) ha recentemente (2020) confermato la presenza estiva di oltre 2500 esemplari.