La Val Pellice è la più meridionale delle valli della Città Metropolitana di Torino. Si trova nelle Alpi Cozie settentrionali e converge verso il massiccio del Monviso. È bagnata dal torrente Pellice e confina a nord con le valli Chisone e Germanasca, a sud con le valli Po e Infernotto e a ovest con la regione francese del Queyras.
Il territorio della Val Pellice presenta una superficie di circa 30.000 ettari. Ha una parte pianeggiante di fondovalle, una parte con caratteristiche collinari e prealpine, e una parte prettamente alpina dove svettano le cime del Monte Granero (3.170 m) e del Monte Meidassa. (3.105 m). Lungo l'asse vallivo principale si aprono alcuni importanti valloni laterali, come la Val d'Angrogna, la Valle di Luserna e la Comba dei Carbonieri.
La notevole bellezza del paesaggio, che caratterizza le borgate, i boschi, le foreste, le montagne e i laghetti unitamente alla presenza di numerosi rifugi alpini ed escursionistici, costituiscono uno degli elementi attrattori del turismo outdoor nella valle.
Di particolare interesse poi, il sistema museale valdese che consta di numerosi siti (luoghi storici, percorsi e musei) dislocati nelle località più significative del territorio e documenta gli avvenimenti religiosi politici e culturali di cui la valle è stata protagonista. Gli allestimenti, infatti, affiancano spesso una sezione etnografica ad un’esposizione storico religiosa.
La visita degli antichi luoghi di culto e di resistenza, testimoni di un passato di clandestinità e persecuzioni, come anche la visita alle innovative istituzioni culturali successive alla conquista della libertà religiosa e civili, costituiscono un’esperienza molto significativa nel contesto multiculturale moderno.
La Val Pellice è fra quelle valli alpine che hanno saputo mantenere alto l’interesse per l’agricoltura, seguendo le tradizioni centenarie, tanto nel settore frutticolo come in quello zootecnico e qualificare sempre più le produzioni agricole del territorio. Tali produzioni sono: la mustardela, il saras del fèn, le antiche mele piemontesi (presidi di Slow Food), come pure la toma, le castagne, il miele e i vini.