I Prodotti tipici

I Prodotti tipici

Quando si parla di prodotti tipici legati alla tradizione enogastronomica e al territorio, non si può non ricordare la molteplice scelta di prodotti frutticoli, caseari, insaccati, che si possono trovare in Unione Montana. Molti sono inseriti in presidi Sloow food e nel Paniere dei prodotti tipici della provincia di Torino come il Saras del fen, la Mustardela, le Antiche mele piemontesi, altri sono l’emblema di un territorio e della sua storia come il tomino del Talucco.

Ma anche altre produzioni agricole tipiche meritano di essere ricordate, quali i formaggi caprini, le tome d'alpeggio e i formaggi con latti misti.

L'erboristeria, se pur rappresentata da poche aziende in Valle, occupa poi un posto particolarmente importante: le materie prime per gli infusi, le erbe, le tisane, le tinture madri, ecc, sono raccolte in natura sulle nostre montagne e poi sono trattate secondo antiche e tradizionali ricette.

  • Il Saras del Fen

    ll Saras del Fen è una ricotta stagionata tipica delle Valli Valdesi. Il nome probabilmente deriva dal latino Seracium, fatto col siero. E’ prodotta con siero di latte vaccino, caprino e ovino, in purezza o in miscela. Ha una forma vagamente tondeggiante, e durante o a fine stagionatura viene avvolta in un’erba di montagna – Festuca – da cui deriva l’appellativo “del Fen”. La stagionatura minima di 3 settimane rende il suo gusto intenso e distingue il Saras del Fen da una semplice ricotta fresca. Il territorio di produzione comprende la Val Pellice, la Val Chisone e Germanasca e i comuni limitrofi di bassa valle compresi tra i 600 e i 2200 m di quota. Il peso varia da 0,7 a 3,0 kg. Può essere degustato tal quale in tutte le sue varianti di stagionatura e accompagnato da miele o confetture oppure impiegato in cucina per preparare gustose ricette. Il Saras del Fen fa parte dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino ed è stato adottato come presidio da Slow Food. Particolarmente pregiata viene considerata la produzione relativa al periodo di alpeggio.

  • La Mustardela

    La Mustardela è uno dei prodotti più tipici della ricca e creativa tradizione gastronomica dell’Unione Montana. Appartiene alla vasta famiglia dei sanguinacci, salumi della povera tradizione contadina, nati dalla necessità di approfittare al meglio di ciascuna parte del maiale. Questo prodotto ha forma cilindrica, di colore violetto e un aspetto brillante ed elastico, di consistenza soda. Viene prodotta con il sangue del maiale, la testa, le orecchie, la lingua e i rognoni bolliti con aggiunta di verdure (cipolle e aglio). Gli ingredienti vengono tritati insieme, conditi con sale e spezie e poi il tutto viene insaccato e, il sanguinaccio così ottenuto, viene bollito ulteriormente. La Mustardela deve essere bollita per 15 minuti circa e preferibilmente servita con patate lesse, purè o polenta. Anche questo prodotto è stato adottato da Slow Food come uno dei “Presidi”.

  • La Castagna

    La castagna ha sempre rappresentato un'importante risorsa alimentare fino all'immediato secondo dopoguerra. Tramandato da una secolare tradizione di utilizzo per finalità fondamentali nell'alimentazione della popolazione di montagna, il Castagno da frutto gode ancora oggi di una grande diffusione in Val Pellice e sulle colline pedemontane. Tra le numerose varietà di pregio sicuramente primeggia il Marrone della Val Pellice.

  • Le Antiche mele piemontesi

    Il Piemonte all'inizio del Novecento possedeva migliaia di varietà di mele, alcune pregiate ed apprezzate in tutto il mondo. Il primato della quantità è rimasto, ma non la straordinaria ricchezza di diversità. Anzi, proprio lo sviluppo della melicoltura industriale ha fatto una crudele selezione, non tanto naturale quanto economica, spazzando via quasi tutte le vecchie varietà locali. Ma proprio nelle aree marginali scartate dall'agricoltura industriale come la Val Pellice e il pedemontano, sono sopravvissute molte vecchie varietà. La Scuola Malva Arnaldi di Bibiana ne ha raccolte ben quattrocento e attraverso numerosi progetti sperimentali ne sta curando la conservazione. Alcune di esse hanno ancora un futuro produttivo di nicchia perchè sono rustiche e resistenti, quindi naturalmente biologiche; sono buone, aromatiche, profumate e si conservano a lungo. Tra queste sono state scelte otto varietà, in rappresentanza del vasto patrimonio genetico che rischia di estinguersi: Buras, Calvilla Bianca, Carla, Dominici, Gamba Fina, Grigia di Torriana, Magnana, Runse. Queste otto varietà sono state adottate da Slow Food come “presidio antiche mele piemontesi”, e sono entrate a far parte del Paniere dei prodotti tipici della provincia di Torino.

  • Il Tomino del Talucco

    "Tomino" in dialetto locale significa "piccolo formaggio". Quello di Talucco è un formaggio tradizionale tipico del Piemonte (PAT) generalmente a base di latte misto, vaccino e caprino. Nasce come tale in quanto tradizionalmente prodotto da piccoli nuclei famigliari di contadini-allevatori il cui patrimonio zootecnico era normalmente costituito da una vacca e poche capre allevate sui disagiati pascoli del territorio Pedemontano pinerolese.

    Un tempo le percentuali del latte di capra rispetto a quello di vacca potevano variare e ciò dipendeva dalle rispettive disponibilità del momento. Oggi è stato fissato un disciplinare regionale che prevede, per il prodotto a latte misto, una percentuale del 90% di latte vaccino e del 10% di latte caprino.

    L’aspetto è quello di piccoli dischi di 5 cm di diametro e scalzo di 3-4 cm di altezza. Il prodotto fresco, consumato entro i 4-6 giorni dalla produzione, pesa all’incirca 80-90 gr e si presenta senza crosta, con pasta fine, tenera e di colore bianco. Nel prodotto stagionato da due a quattro settimane, ottenuto previo rivoltamento e salatura giornaliera, la crosta assume un aspetto striato e tonalità giallo rossicce ed il peso si riduce sino a 50 gr. Questa sua caratteristica striatura e il colore paglierino, sono dati dalla paglia di segale su cui è posto a riposare sino a maturazione avvenuta.

    La paglia permette al formaggio l’aerazione necessaria e, al contempo, l’eliminazione del siero senza che questo rimanga a contatto con il formaggio alterandone il sapore: come all'ora, nonostante il difficile reperimento per l’abbandono graduale delle coltivazioni del territorio montano, rimane la sola risorsa utilizzabile poiché l’unica in grado di non trasmettere gusti sgradevoli al tomino.

    Il Tomino di Talucco si differenzia dagli altri del Piemonte in quanto l’unico ad appartenere alla famiglia delle cacio-ricotte, con il riscaldamento del latte sino al raggiungimento di temperature che superano quella di pastorizzazione. Questa tradizione deriva probabilmente dalla consuetudine di un tempo di portare il latte a una temperatura prossima quella di ebollizione, allora unica garanzia d'assenza d'agenti patogeni.

    Agli inizi del '900, il Talucco e dintorni erano zone densamente popolate. L'economia di sussistenza dominante in questi posti faceva sì che la produzione di tomini fosse molto elevata: questi rappresentavano una delle poche merci vendibili e ciò li rendeva una risorsa fondamentale.

    La trasformazione della quasi totalità della produzione lattea in formaggi era dettata dalla difficoltà di trasportare per lunghi tragitti e sulle proprie spalle il latte fresco per essere venduto. In quest'ottica rappresentava una scelta certamente migliore riempire di formaggi le caratteristiche ceste intrecciate di nocciolo per venderli nelle "poste", i tradizionali punti vendita. Ciascuno aveva i propri fedeli acquirenti, al mercato, o nelle “piole” locali. E non era caso raro fermarsi sul ciglio stradale e rivenderlo direttamente alle persone di passaggio che allora andavano rigorosamente a piedi o in bicicletta, poiché la “corriera” in Val Lemina arrivò solo nel 1959. 

Fonte :
Testi: Unione Montana del Pinerolese.
Foto: Unione Montana del Pinerolese, Bruna Magnano, Paniere Prodotti tipici
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