"Tomino" in dialetto locale significa "piccolo formaggio". Quello di Talucco è un formaggio tradizionale tipico del Piemonte (PAT) generalmente a base di latte misto, vaccino e caprino. Nasce come tale in quanto tradizionalmente prodotto da piccoli nuclei famigliari di contadini-allevatori il cui patrimonio zootecnico era normalmente costituito da una vacca e poche capre allevate sui disagiati pascoli del territorio Pedemontano pinerolese.
Un tempo le percentuali del latte di capra rispetto a quello di vacca potevano variare e ciò dipendeva dalle rispettive disponibilità del momento. Oggi è stato fissato un disciplinare regionale che prevede, per il prodotto a latte misto, una percentuale del 90% di latte vaccino e del 10% di latte caprino.
L’aspetto è quello di piccoli dischi di 5 cm di diametro e scalzo di 3-4 cm di altezza. Il prodotto fresco, consumato entro i 4-6 giorni dalla produzione, pesa all’incirca 80-90 gr e si presenta senza crosta, con pasta fine, tenera e di colore bianco. Nel prodotto stagionato da due a quattro settimane, ottenuto previo rivoltamento e salatura giornaliera, la crosta assume un aspetto striato e tonalità giallo rossicce ed il peso si riduce sino a 50 gr. Questa sua caratteristica striatura e il colore paglierino, sono dati dalla paglia di segale su cui è posto a riposare sino a maturazione avvenuta.
La paglia permette al formaggio l’aerazione necessaria e, al contempo, l’eliminazione del siero senza che questo rimanga a contatto con il formaggio alterandone il sapore: come all'ora, nonostante il difficile reperimento per l’abbandono graduale delle coltivazioni del territorio montano, rimane la sola risorsa utilizzabile poiché l’unica in grado di non trasmettere gusti sgradevoli al tomino.
Il Tomino di Talucco si differenzia dagli altri del Piemonte in quanto l’unico ad appartenere alla famiglia delle cacio-ricotte, con il riscaldamento del latte sino al raggiungimento di temperature che superano quella di pastorizzazione. Questa tradizione deriva probabilmente dalla consuetudine di un tempo di portare il latte a una temperatura prossima quella di ebollizione, allora unica garanzia d'assenza d'agenti patogeni.
Agli inizi del '900, il Talucco e dintorni erano zone densamente popolate. L'economia di sussistenza dominante in questi posti faceva sì che la produzione di tomini fosse molto elevata: questi rappresentavano una delle poche merci vendibili e ciò li rendeva una risorsa fondamentale.
La trasformazione della quasi totalità della produzione lattea in formaggi era dettata dalla difficoltà di trasportare per lunghi tragitti e sulle proprie spalle il latte fresco per essere venduto. In quest'ottica rappresentava una scelta certamente migliore riempire di formaggi le caratteristiche ceste intrecciate di nocciolo per venderli nelle "poste", i tradizionali punti vendita. Ciascuno aveva i propri fedeli acquirenti, al mercato, o nelle “piole” locali. E non era caso raro fermarsi sul ciglio stradale e rivenderlo direttamente alle persone di passaggio che allora andavano rigorosamente a piedi o in bicicletta, poiché la “corriera” in Val Lemina arrivò solo nel 1959.