San Pietro Val Lemina

Itinerari e Anelli

  • STORIA
    L’abitato di San Pietro Val Lemina è situato ad un paio di chilometri da Pinerolo, sul basso di una modesta valle, il toponimo deriva dalla primitiva chiesa dedicata a San Pietro e dal torrente Lemina, corso d’acqua che scorre in fondovalle. Il più antico documento che fa riferimento alla Val Lemina è il testamento del Marchese Abbone, potente Governatore della Moriana e di Susa, nel 726 fondò in Val di Susa il monastero della Novalesa che in pochi anni divenne il simbolo del suo potere. Nel 739 Abbone fece testamento lasciando ai monaci le sue immense proprietà, tra i molti luoghi citati nell’atto figura la "cella Tollatecus" situata nel regno dei Longobardi, gli studiosi la identificarono con Talucco, paesino in alta Val Lemina. In seguito il territorio passò ai Savoia, nel 1064 la Contessa Adelaide promosse la fondazione dell’abbazia di Santa Maria nel luogo di San Verano (attuale Abbadia Alpina), assegnando ai monaci benedettini una congrua dote di terre contigue, tra cui la Val Lemina, dove gli abati eressero una cappella attorno alla quale si sviluppò l’abitato di "San Petrus de Limina". Nel corso dei secoli il patrimonio fondiario dell’abbazia aumentò a dismisura, il periodo di massima opulenza andò dal 1140 al 1295, ma nel corso del tempo i Vescovi di Torino, i Delfini di Vienne, i Conti di Savoia ed i Principi d’Acaia, signori di Pinerolo, si impadronirono in varie riprese di gran parte dei vasti possedimenti dei monaci, nel 1275, sotto l’abate Aimone, le proprietà dell’abbazia erano ormai limitate ad un piccolo feudo costituito dal territorio della "Villa del Monastero" (Abbadia) e dalla destra orografica della Val Lemina fino alla cresta dei monti. Rimane molto poco della storia di San Pietro, i suoi archivi sono andati dispersi a varie riprese nel corso delle guerre che hanno coinvolto il pinerolese, fino al XVII secolo l’alta valle era abitata da famiglie valdesi, che furono poi in gran parte scacciate nelle successive persecuzioni religiose, soprattutto nel 1655. Nel 1536, Francesco I Re di Francia invase il Piemonte, il Duca di Savoia Carlo III non aveva sufficienti mezzi per contrastarlo, il 5 aprile 1536 anche Pinerolo capitolò, i francesi se ne andarono solo nel 1574. Gli invasori tornarono ancora nel 1630, il Cardinale di Richelieu occupò il Piemonte, il pinerolese e la Val Chisone rimasero francesi fino al 1696.Nella campagna di guerra del 1693, durante le operazioni di assedio contro la vicina piazzaforte francese di Pinerolo, le truppe alleate di Vittorio Amedeo II di Savoia occuparono l’abitato di San Pietro, durante i combattimenti la valle fu devastata, il paese incendiato e la chiesa distrutta insieme ai documenti che conteneva. San Pietro rimase feudo degli abati fino al 1748, anno in cui Pinerolo fu elevata a sede episcopale e tutte le parrocchie dell’abbazia di Santa Maria passarono sotto la giurisdizione di G. Battista d’Orliè, primo vescovo di Pinerolo. Per secoli l’economia della zona restò basata essenzialmente sull’agricoltura, nell’ottocento le risorse erano poche, molti abitanti emigrarono in terre lontane in cerca di lavoro. Solo dopo la seconda guerra mondiale si vide un rilancio dell’economia locale, nel pinerolese si stabilirono importanti industrie che aumentarono le possibilità di lavoro per la popolazione, dal decennio 1960 vennero tracciate nuove strade carrozzabili per le borgate, aumentarono i servizi pubblici, nel comune si stabilì un piccolo stabilimento tessile, ecc. In quegli anni cominciò l’incremento dell’edilizia privata, inesorabilmente le vigne della collina lasciarono il posto alle case, San Pietro divenne una ricercata località residenziale, processo che non si è più arrestato e continua ancora ai nostri giorni. Parallelamente si vide l’inevitabile abbandono della campagna, la valle era coltivata fin sull’alto dei monti ma da decenni è ormai coperta di fitta foresta e gran parte delle frazioni più lontane sono disabitate, oppure occupate saltuariamente da villeggianti forestieri.
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